Introduzione

Amazon, il colosso dell’e-commerce, oggi è una delle più grandi società, con un fatturato di svariati miliardi di dollari e con sedi in tutto il mondo.

Si parla di un’azienda che distribuisce oggetti di ogni genere: a partire dai libri, poi si è estesa a musica, film, elettronica, giocattoli, software, gioielli, abbigliamento e cibo. Una volta guadagnata la fiducia di azionisti e dei compratori di tutto il mondo, Amazon ha iniziato a produrre le sue merci come il lettore di ebook Kindle, ma anche film dai contenuti originali Amazon, così come, già, faceva Netflix, da tempo.

Aspetto storico/sociologico

Nel 1994 Jeff Bezos stabilisce la prima sede di Amazon nel garage di casa, con il progetto di vendere libri online, e solo un anno dopo apre il sito Amazon.com. Dal 1998 Amazon arriva anche in Europa, per approdare in Italia nel 2010. Bezos cercò una parola adatta, infatti la parola Amazon non è un caso: restituisce senso di potenza e grandezza – è il nome del più grande fiume del mondo – e, soprattutto, iniziava per A.

Aspetto psicologico/patologico

Una volta attratti dal nome, ed entrati nel sito, la maggior parte delle persone è già in scacco. Il luogo (sito) si mostra accogliente, affidabile ed economico. La martellante propaganda esplicita un forte richiamo dell’”io” come se fosse in se stesso un valore, mettendolo, cioè, in primo piano rispetto alla dimensione sociale e comunitaria. Una semplice combinazione di condizioni allettanti, ci conducono a prestare meno attenzione a ciò che compriamo, con la possibilità di diventare compratori compulsivi: la registrazione dell’account è molto facile, così come l’inserimento dei dati per il pagamento, e una volta fatto, per i successivi acquisti basta un click. Questo modo di pagare, affievolisce la nostra idea sulla quantità dei soldi spesi, in un certo senso affievolisce la nostra sofferenza nel pagamento, emozione che ci può salvaguardare da spese effimere. Altro aspetto che non facilita, è il fatto che Amazon suggerisce dei prodotti che potrebbero attrarci, basandosi sui nostri acquisti. Si crea una catena che non finisce più: sempre più attratto da oggetti allettanti, compro impulsivamente e il denaro diventa sempre più inconsistente.

Aspetto educativo

Il compratore compulsivo è identificato da impulsività e bisogno di possedere. L’acquisto è l’atto simbolico che porta una condizione di gratificazione, un mezzo che consente di sostituire le relazioni insoddisfacenti con una relazione finalmente appagante.

Il problema del confine, è indubbiamente anche il problema dell’identità, e lo sfumare di limiti e barriere, oltre a originare una specie di agitazione psicomotoria diffusa, produce identità a bassa definizione, opacizza la dialettica con gli oggetti e impoverisce la propulsività del desiderio.

È necessario che venga reindirizzata l’impulsività, con la reintroduzione di quei limiti e confini persi, al fine di far riflettere ed educare al desiderio.

La sfida non è di smettere di consumare ma di orientare i nostri consumi, che certamente vorrà anche dire ridimensionarli. Si tratta di mettere ordine, ma possiamo ordinare solo avendo chiaro il fine.

Conclusioni

Il colosso dell’e-commerce agisce seguendo due vie parallele che convergono nella spersonalizzazione: da una parte l’insistente e incondizionato richiamo dell’”io” e dall’altra l’incessante disponibilità di oggetti non ancora desiderati, ci inducono ad una omologazione dell’”io”, di un “io” sempre più individualistico.

Amazon ha creato un sistema perfetto, una community, nel quale il cliente viene divinizzato e adorato al fine di incatenarlo sempre di più a sé, un sistema che sta meccanicizzando sempre di più l’essere umano, sia dalla parte del compratore, che del lavoratore, un sistema che prevede l’esistenza esclusiva dell’azienda stessa, in quanto fornitore di qualsiasi cosa si necessiti, nella corsa all’eliminazione della concorrenza.