Catfish-False identità

Introduzione

Un Catfish è qualcuno che finge di essere qualcun altro, usando Facebook o altri social media per creare false identità, soprattutto al fine di avere relazioni sentimentali online.”1

E’ questa la definizione del termine Catfish, un fenomeno che, nell’odierno contesto della società dei flussi, si sta allargando sempre più, coinvolgendo soprattutto i teenager. Secondo i dati di una ricerca condotta da Ipsos MORI su adolescenti di dieci diversi paesi europei tra cui l’Italia, il fenomeno della creazione di false identità online, a volte anche rubando fotografie altrui, è, infatti, in continua crescita nella net generation.

1N. Schulman, Catfish. Nella vita vera, Edizioni Piemme, Milano, 2015, p.31

Aspetto storico/sociologico

Il termine Catfish, letteralmente pesce gatto, trae la sua origine dal mondo della pesca: alcuni esemplari di quest’animale, infatti, venivano messi nelle stive delle navi che trasportavano merluzzi vivi in modo che essi rimanessero attivi ed agili. Nel mondo del web la connotazione di “rimanere sull’attenti” di questa parola è stata presa in prestito per indicare quelle persone che ti tengono sulle spine, attraendoti verso di loro, ma senza mai lasciarsi toccare in un infinito gioco di touch screen che non diventa mai touch skin.

E’ stato Nev Schulman, produttore cinematografico statunitense, a rendere popolare e d’uso comune il termine raccontando, nel 2010, la sua personale storia d’amore con un profilo fake tramite l’omonimo documentario. A seguito di ciò, sono iniziate a pervenirgli numerose richieste di aiuto, di supporto o di condivisione da parte di persone di tutti i sessi, le etnie, le età e l’orientamento sessuale; questo a dimostrare come quello delle false identità sia un fenomeno che coinvolge un gruppo eterogeneo di persone, con diverse storie e contesti socioculturali alle spalle, e che non si rivolge solamente a situazioni di marginalità e disagio.

Aspetto psicologico/patologico

Com’è possibile tessere relazioni affettive ed addirittura innamorarsi su internet? Cosa spinge, d’altra parte, una persona a inventarsi di essere un’altra, con un altro aspetto, un altro lavoro, generalmente un’altra vita?

Nel fenomeno Catfish coesistono due figure: la vittima e l’adescatore.

L’adescatore è colui che crea il falso profilo, costruisce un personaggio ed una storia che siano attraenti e coinvolgenti ed infine, per mantenere il gergo del mondo della pesca, lancia l’amo. Vi sono alcune caratteristiche standard riscontrabili nei profili fake: un aspetto esteriore attraente, un buon lavoro che tiene molto impegnati durante il giorno, la presenza di qualche evento traumatico nel corso della vita immaginaria quale la morte di un parente o una grave malattia.

La vittima è colui che accetta la richiesta d’amicizia dell’adescatore, principalmente su Facebook, ma anche su altri social che permettono di scambiarsi i contatti quali Snapchat o Meetup. Le due figure iniziano così ad interagire ed è a questo punto, nel semianonimato garantito dal Web 2.0, che si instaura la relazione tra le due persone: esse, nella loro vita reale, sono nella maggior parte dei casi inibite da insicurezze relative al proprio aspetto fisico o da ansia sociale ed è dunque tramite questi rapporti online, basati sulla distanza fisica, su una forte vicinanza emotiva e su una forte idealizzazione dell’altro, che si sentono riconosciute.

Aspetto educativo

Mascherarsi e mostrarsi un’altra persona, essere visti nel proprio sé senza però essere mai realmente visti sembra, dunque, per i Catfish l’unico modo per sentirsi riconosciuti. In un’epoca in cui ognuno può essere online, ma sentirsi al contempo completamente estraneo alla vita reale, il lavoro di un educatore riflessivo [oltre il] 2.0 dovrebbe partire proprio dal riconoscimento di queste persone, dietro i loro profili, dentro la loro concreta umanità. Esse, da una parte, vanno rese consapevoli dei loro punti di forza, in modo che possano sentirsi apprezzate anche e soprattutto nel concreto incontro con l’altro; d’altra parte, vanno responsabilizzate e sostenute nel portare il pensiero fuori da un narcisistico bisogno d’attenzione, che li porta ad isolarsi dietro uno schermo, e verso una comprensione delle conseguenze emotive e non solo che il loro agire può provocare all’altra persona.

Particolare attenzione va posta quando protagonisti dei Catfish sono degli adolescenti: essi stanno attraversando una fase di vita delicata, di ricostruzione della propria identità e del proprio sé, che potrebbe essere deleteria se attuata solo online e non onlife.

Conclusioni

A tutti, credo, è capitato almeno una volta nella vita di sentirsi fuori luogo e voler essere qualcun altro, ma, nell’epoca del touch screen, è importante riscoprire il touch skin attraverso l’evento dell’incontro, grazie al quale l’altro uomo diventa presente a colui che lo incontra e se ne scopre la magnificenza.1

1J. Gorczyca, Essere per l’altro. Fondamenti di etica filosofica, Gregorian & Biblical Press, Roma, 2011, p.51