La Riprova sociale

Introduzione

Il principio di riprova sociale dice che l’uomo quando si trova in un gruppo è portato a seguire il comportamento della maggioranza. Ognuno di noi è costantemente preoccupato di ciò che pensano gli altri, ha paura di fare una brutta figura e fa le proprie scelte in base a ciò che la gente penserà. Ci piace pensare di essere più forti, ma questo principio riguarda tutti noi e ne siamo soggetti. La riprova sociale quindi è un fenomeno psicologico secondo cui le persone cercano di comportarsi riflettendo ciò che fanno gli altri nel tentativo di fare la scelta e la cosa giusta. Questo fenomeno è usato soprattutto nell’ambiente del marketing e i social media ne sono una prova concreta.

Aspetto storico/sociologico

Questo fenomeno, noto anche come influenza sociale, è frutto dello studio dello psicologo americano Robert Cialdini che nella sua teoria dell’influenza sociale considera fondamentale la presenza del fenomeno della riprova sociale. Essa è uno dei sei principi che compongono le regole della comunicazione persuasiva che Cialdini descrive nel suo libro[1]in cui la sua teoria viene resa pubblica. Per lo psicologo ogni principio è un elemento portante del comportamento individuale e sociale in qualunque sfera della convivenza e dell’azione. La riprova sociale è oggi utilizzata molto dai social media i quali attraverso il mostrare recensioni, commenti, numero di followers, di like e soprattutto attraverso le proposte di pagine, musiche e amici in base ai tuoi interessi, cercano di catturarti in questo vortice rendendoti partecipe a questo fenomeno psicologico.

[1] Robert Cialdini, L’arte della persuasione. Come e perché si finisce col dire di sì, traduzione di Assunto Quadrio, Firenze, Giunti.

Aspetto psicologico/patologico

Secondo Cialdini la Riprova sociale è uno dei pilastri del marketing. Il nostro cervello decide cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa fare e cosa no, in base a quello che fanno gli altri. L’uomo è convinto di commettere meno errori se in accordo con l’evidenza sociale. I tre elementi principali che inducono l’uomo a prendere parte a questo fenomeno sono: la somiglianza ed empatia che sentiamo nei confronti di chi ha già svolto quell’azione, il numero di persone che la svolgono ( più sono più siamo condizionati ) e la nostra insicurezza: più siamo insicuri,più siamo influenzabili, più cadiamo in questo “tranello”.

Aspetto educativo

Sicuramente, come descritto da Cialdini, questo può essere un modo per sconfiggere educativamente gli isolamenti, cercando di influenzare e condizionare chi con l’altro e con la società non riesce a relazionarsi o non vuole relazionarsi. La mancanza di sicurezza è sicuramente specchio di un’identità liquida, identità che in realtà forma un clone elettronico che ci fa desiderare di essere come gli altri, ci porta a seguire le masse cercando continuamente approvazione dalla società virtuale considerata reale. Credo che l’educatore acquisendo le capacità delle ”4R” debba riuscire a trasmettere all’educando la responsabilità di scegliere, di crearsi un’identità  cercando di aprire una ricapacitazione sfruttando questo fenomeno psicologico,  per fargli capire che nulla può essere imposto dall’esterno, pur essendo consapevole che non si può scampare ai condizionamenti, e che la ricerca di approvazione e sicurezza se cercata altrove è anche più significativa e duratura.

Conclusioni

In conclusione questo fenomeno credo abbia dei lati sia positivi che non. Sta all’educatore cercarne le risorse, ragionando anche su se stesso, su ciò che questo fenomeno psicologico attuale suscita e smuove in lui. Sicuramente come tecnica di persuasione  sta funzionando e sta affascinando l’uomo, ma educativamente? Se una cosa la fanno tutti, di conseguenza è giusta ? Ma soprattutto, quando ci troviamo davanti a situazioni difficili e pericolose, se nessuno fa qualcosa, perché dovrei farlo io?