Selfie

Introduzione

Il selfie, termine derivato dalla lingua inglese, è un autoscatto realizzato attraverso una fotocamera digitale compatta, uno smartphone, o altri dispositivi digitali puntati verso sé stessi o verso uno specchio, e condiviso sui social network. Molte persone con tendenze narcisistiche utilizzano i selfie per attirare l’attenzione verso di esse, ma non solo loro usano i selfie. In particolare i selfie vengono oggi utilizzati da molti adolescenti per definire ciò che sono o che vorrebbero diventare.

Aspetto storico/sociologico

Nel marzo del 2014 il Pew Research Center (istituto statunitense con sede a Washington che fornisce informazioni su problemi sociali) ha annunciato che più di un quarto degli americani ha condiviso un selfie online. Questa pratica è diventata ormai di portata globale e di uso comune. La prova della sua natura mainstream è evidente in altri aspetti della nostra cultura. Nel 2013 la parola “selfie” è stata aggiunta all’Oxford English Dictionary, ma è anche stata proclamata Word of the Year.

Aspetto psicologico/patologico

In generale la maggior parte dei selfie nascono da un bisogno che ha caratterizzato anche tutte le generazioni che ci hanno preceduto: capire chi siamo e riuscire a diventarlo. Nel processo della conoscenza di noi stessi ci osserviamo da dentro e da fuori e attraverso l’analisi di quello che vediamo  diventiamo progressivamente consapevoli delle nostre caratteristiche individuali e della posizione occupata all’interno della società.

I selfie, unendo la forza dell’autoritratto con il potere comunicativo dei social media, sono in grado di offrire, soprattutto ai più giovani, uno strumento molto efficace per poter raccontare, parafrasando Battisti, «qualcosa che è dentro me ma nella mente tua non c’è». Come strumento espressivo il selfie permette infatti di scegliere e di proporre un aspetto specifico della propria soggettività, rendendolo immediatamente visibile alle persone che sono intorno a noi. Allo stesso tempo, attraverso i selfie degli altri, posso vedere quali sono i mondi possibili e decidere chi voglio essere e che cosa voglio fare

Aspetto educativo

L’adolescenza è l’età nella quale l’identità si costruisce grazie a qualcuno che ci identifica, ci riconosce e ci rispecchia. Oggi ci troviamo all’interno di un processo culturale ampio e complesso: siamo sottoposti, fin dall’infanzia, alla pressione di media che diffondono una sorta di “obbligo” a soddisfare precisi criteri di bellezza e, al tempo stesso, una pericolosa abitudine al controllo dell’immagine.  «Le immagini – scrive il filosofo Byung-Chul Han in Nello sciame. Visioni del digitale – non sono solo riproduzioni, ma anche modelli. Ci rifugiamo nelle immagini per essere migliori, più belli, più vivi». Si corre il rischio della fuga nell’immagine, dove il corpo si trasforma in un oggetto da controllare, dal quale si possono eliminare le imperfezioni, non importa se con il fotoritocco o con la chirurgia estetica. Facebok, Instagram, Snapchat, fanno parte di questo processo culturale e lo amplificano, rendendo il ritorno alla realtà offline, al confronto con il proprio corpo e all’accettazione delle sue inevitabili imperfezioni sempre più difficile. Il fotografo Fernando Scianna ne Lo specchio vuoto: «Deleghiamo sempre più all’immagine la nostra identità, e del nostro corpo facciamo un’icona ritoccandolo all’infinito. Operazione che si pratica da millenni, ma che oggi è diventata una prassi».

 Evitando di cadere nella trappola di considerare l’eccesso di selfie come una “patologia” tipicamente adolescenziale, è importante iniziare ad interrogarci su questi mutamenti culturali e su come fare in modo che i giovani non rischino di appiattirsi sull’immagine e di fallire nell’incontro con il corpo.

Conclusioni

I seflie non sono una manifestazione narcisistica di una crisi identitaria, ma uno strumento attraverso il quale la persona mostra chi è o chi vorrebbe essere. Questa ricerca della propria identità va educata per non rischiare di assumere identità sociali stereotipate e vuote, ma rimanere collegati alla propria vita reale e relazionale.