Whisper

Introduzione

Questo lavoro ha come fine il chiarimento e il funzionamento di Whisper, social nato nel 2012.

Whisper è un social network, o più precisamente una bacheca online, che permette agli utenti di rivelare i propri segreti più intimi mantenendo l’anonimato. È accessibile anche tramite app, sia per Android che per iOS. Innovazione di questo social, è il fatto che i segreti vengono pubblicati su uno sfondo fotografico.

Aspetto storico/sociologico

Questo social nasce nel 2012 dall’idea di Micheal Hayward, il quale voleva creare un’app dove gli utenti potessero comunicare tra di loro, condividere i propri pensieri, senza rivelare la propria identità. Questo social è un’antitesi di Facebook, poiché permette di dare spazio a ciò che solitamente non vogliamo/non ci fidiamo pubblicare normalmente.

Aspetto psicologico/patologico

Per rivelare un proprio segreto agli altri utenti non è necessaria la registrazione: questo permette a chiunque la libertà di espressione. Gli utenti non hanno un’identità pubblica, ma possono avere conversazioni private, sempre restando anonimi, con gli altri partecipanti, rispondendo ai post pubblicati, chiamati ‘whispers’. Nella maggior parte dei casi gli utenti hanno tra i 16 e i 22 anni, in questo periodo d’età i soggetti non agiscono con riflessività ma, anzi, cercano in tutti modi di farsi riconoscere ed essere al centro dell’attenzione: questo può portare ad avere a che fare con post depressi o aggressivi, richieste indirette di aiuto, offese nei confronti di altri, dato che non vi è molto controllo sulla condivisione dei post. I social network anonimi sono fonte di molti pericoli, soprattutto quando chi ne fa uso non ha le competenze per farlo. All’interno di questi siti spesso possono si conoscere persone che hanno cattive intenzioni, le quali inizialmente fingono di voler aiutare e conoscere in amicizia l’utente, ma che dopo fanno solo del male.

Aspetto educativo

Uno degli aspetti che possiamo definire ‘’positivo’’ di questa piattaforma, è il fatto che gli utenti possono tra loro rispondere alle citazioni anonime, in questo modo sarà possibile confrontarsi con altre persone e ricevere attenzione anche per quei pensieri che non sono sempre ottimisti e vengono tenuti quasi sempre per sé.

Sarebbe però utile ridurre questo tipo di social, poiché all’interno di esso ognuno può scrivere ciò che vuole e non c’è controllo: i ragazzi spesso lo fanno perché magari hanno bisogno di parlare con qualcuno, di avere un confronto che nella vita reale non riescono ad avere, oppure per condividere idee e opinioni che normalmente non condividerebbero mai.

Qui dovrebbe intervenire la figura dell’educatore 2.0, poiché è colui che risponde alla domanda d’aiuto del soggetto, anche se indiretta.

Conclusioni

Si è dunque visto come questa piattaforma digitale sia nelle mani di tutti, come sia facile entrarvi. Gli utenti che ne fanno uso pubblicano spesso fatti personali, che probabilmente hanno paura di esprimere nella vita reale: può essere positivo perché vi è la libertà di pensiero, ma anche negativo poiché non si prende una vera posizione sulla realtà ma si sta dietro ad un pc o a uno smartphone. Come in tutte le cose, sta a noi decidere la via da prendere.